domenica 28 giugno 2009

Un Guanto, canzone di Francesco De Gregori

Un guanto
Precipitò

Da una mano
Desiderata

Fino a toccare
Il pavimento
Del mondo

In una pista
Affollata

Un gentiluomo
Un infedele

Lo seguì
Con lo sguardo

E stava quasi
Per raggiungerlo
Ma già troppo in ritardo

E stava quasi
Per raggiungerlo
Ma troppo in ritardo

Era scomparsa
Quella mano

E tutta
La compagnia

E chi sa
Se sarà mai esistita

Era scomparsa
Quella mano
E restava la nostalgia

E il guanto
E la sua padrona
Scivolarono via

E il guanto
E la sua signora
Pattinavano via

Sotto un albero
Senza fiori

Si struggeva
L’amore amato

E il guanto
Era a pochi passi

Irraggiungibile
Consumato

In quella grande
Tempesta in terra

Non era estate
Ne primavera

E non sembrava
Nemmeno autunno
Però l’inverno
Non esisteva

E non sembrava
Nemmeno autunno
Perché l’inverno
Non esisteva

Quando un uomo
Da una piccola
Barca

Un mezzo marinaio
Vide qualcosa
Biancheggiare

Un uomo
Da una piccola barca
Sporgendosi sul mare

Era il guanto
Che rischiava
Di affondare

Era il guanto
Che rischiava
Di annegare

Un trionfo
Di conchiglie

Un omaggio
Di fiori

Per il guanto
Restituito
Alla banalità
Dei cuori

Ad una spiaggia
Senza sabbia

A una passione
Imprevista

Ad una gabbia
Senza chiave

E ad una stanza
Senza vista

Ad una gabbia
Senza chiave
Ad una vita
Senza vista

e intanto milioni
di rose

rifiorirono
su bagnasciuga

e chissà
se si può capire

e milioni
di rose
non profumano mica

se non sono
i tuoi fiori a fiorire

e se i tuoi occhi
non mi fanno più dormire

era la notte
di quel brutto giorno

e i guanti
erano sconfinati

come l’incubo
di un assassino

o i desideri
dei condannati

dietro
al guanto maggiore

la luna
era crescente

e piccoli guanti
risalivano la corrente

e piccoli guanti
risalivano la corrente

fino al capo
dei sogni

che era l’ira
nel letto
dell’innocente
che dormiva

Un mostro
Sconosciuto

Osservava
Non osservato

Sopra il tavolo
Il guanto incriminato

Sopra il tavolo
Un guanto intrappolato

E il guanto
Fu rapito

In una notte
D’inchiostro

Da quel mistero
Chiamato amore

Da quel amore
Che sembrava
Un mostro

Inutilmente
Due nude mani

Si protesero
A trattenerlo

Il guanto
Era già nascosto
Come nessuno
Può più vederlo

Il guanto
Era già lontano
Quanto nessuno
Può più saperlo

Oltre la pista
Di pattinaggio

E le passioni
Al dì di festa

E le onde
Di tutti i mari

E il trionfo
Nella tempesta

E le rose
Nella schiuma

Il guanto era volato
Più alto della luna

Oltre al luogo
E all’azione
E al tempo consentito

E all’amore
E alle sue pene

Il guanto
Si era già posato
In quel cielo infinito

Dove Psiche
E Cupido
Sorridono insieme

Dove Psiche
E Cupido
Governano insieme


Francesco De Gregori

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