giovedì 11 marzo 2010

Al Signor Presidente della Repubblica Italiana: Giorgio Napolitano

Illustrissimo Presidente della Repubblica Italiana: Giorgio Napolitano, le scrivo in qualità di Primo Giudice di una Nazione.
La degenerazione a cui si assiste nel tema della corruzione, trova una valutazione, anche “religiosa”, in cui potrebbe trovarsi una parziale soluzione.
Se la Costituzione della Repubblica Italiana, vuole essere l’indirizzo morale di un popolo, a cui le leggi devono rimanere attinenti, allora anche il popolo e lei lo sa bene, deve rimanere fedele alla Costituzione ed al significato di Costituzione che emana l’indirizzo morale, per la crescita e lo sviluppo di una nazione e del suo popolo.
Quindi credo che debba esistere il reato di attentato alla costituzione e se questo reato sia già previsto, possa essere allargato alla mortalità dei cittadini.
L’Italia, è una nazione fondata sul lavoro! Quindi l’insegnamento morale che si ottiene per il cittadino da questo articolo, è che ogni cittadino, oltre ad avere tutelato il diritto al lavoro, per sostenersi abbia l’obbligo di lavorare e non rubare.
Se una larga fetta di italiani, rubano e danno esempio di arricchimento, tramite il rubare alla nazione essendo corrotti, automaticamente diventano insegnanti di cattivi principi e quindi deviano l’insegnamento stesso della Costituzione della Repubblica Italiana.
Credo quindi che l’inasprire per finta le pene ai corrotti, possa essere semplicemente un altro cattivo insegnamento alla moralità del popolo Italiano, se non passa il principio che la Costituzione della Repubblica Italiana si pedagogica e quindi inviolabile.
Filippo!
Gronchi Rosa, Crystal Ship e Zerodieci: !

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