sabato 23 febbraio 2008

La "VITA" 10 km. in "SUA" compagnia 1 p.

- La “VITA”
- Dieci km. In “SUA”
- compagnia
- Sono le 17 ed il sole inizia ad abbassarsi all’orizzonte, cosa che in pratica succede tutti i giorni, dall’inizio dei tempi, organizzati da DIO per la vita dell’uomo, per scandire i suoi tempi, per preparare i suoi momenti diversificandoli a seconda del rapporto con l’interiorità che ciascuno di noi ha.
- Nominare DIO all’inizio di un racconto non è cosa giusta, ma quando si parla di un incontro tra PADRE e FIGLIO, lo SPIRITO può farlo, perché avendo assistito può certamente riconoscerne l’esigenza di farlo.
- Con queste parole iniziali ho svelato l’essenza del racconto e non a sproposito, non a caso, non per smascherare l’identità dell’assassino come nei peggiori gialli, ma per consegnarvi la chiave di lettura di qualcosa che i vincitori della storia recente, non solo negherebbero, ma additerebbero e metterebbero alla gogna se non al rogo.
- Alle 17 i colori cambiano prendono strane tonalità e sembra quasi modificano l’aspetto delle cose e quel giorno nel posto di cui non importa nulla la collocazione geografica del monastero buddista, il figlio, che chiameremo Gabriele si distendeva, passeggiando e curiosando qua e la tra monaci che pregavano e pellegrini che portavano offerte, in attesa della cena, cena che come tutte le sere sarebbe stata servita alle 18 e 30.
- Gabriele era un ospite già da diverso tempo del monastero, pur non essendo un monaco buddista e pur non risiedendo fisso nel monastero, ma solo per apprezzarne la quiete e la dedizione alla meditazione che egli da sempre considerava importante, per eseguire quelli che erano i suoi compiti nella vita, che man mano che andava avanti divenivano sempre più essenziali nella sua vita.
- Era maggio, ed io assistevo senza intervenire alla preparazione di ciò che da lì a poco sarebbe stato il loro primo incontro, ed il significato del loro incontro lo lascerò decifrare a voi.
- Si avvicinò l’ora della cena, così con andare placido Gabriele si presentò al refettorio, iniziando come sempre ad aiutare ad apparecchiare per quelli che da lì a poco sarebbero divenuti i suoi commensali.
- Era tutto come prestabilito, senza tante parole ci si adoperava allo scopo, perché in quella comunità il servire era reciproco, senza ordini ma con veemenza, le ciotole, i bicchieri, tutto veniva spostato e preparato per la cena, senza rumore in un ambiente sordo, silenzioso, nella penombra si ascoltava solo il calpestio unito allo sfregare degli abiti dei monaci.
- Era ormai tutto pronto ed iniziavano ad entrare i primi commensali ed ospite di uno strano e nuovo personaggio del convento era uno dei monaci più anziani, che con la proverbiale ospitalità dei monaci, istruiva il nuovo e per Gabriele a prima vista strano tipo , vestiva tipo anni ottanta jeans maglietta bianca, camicia di jeans sbottonata e fuori dai pantaloni ed un cappello di paglia tipo panama che ebbe l’accortezza di togliersi e custodire con cura in un angolo della
- stanza.
- Era un occidentale, almeno a prima vista ed il monaco anziano lo invitò ad avvicinarsi a Gabriele per presentarglielo, con un gesto aggraziato ma deciso:- si chiama Gabriele ed anche egli si è avvicinato a noi non per seguirci ma per capirci - disse l’anziano monaco sorridendo ai due avvicinatisi , fu una stretta di mano decisa e guardando lo sguardo dello strano tipo pieno di soddisfazione si poteva azzardare anche da molto attesa:- mi chiamo Maurizio e l’avevo già notata al mio arrivo nel primo pomeriggio, lei è riuscito a capire? - sembrava un famoso ed ormai anziano attore cinematografico, anche nel modo di proporsi deciso, incisivo, volto a provocare una reazione di Gabriele che pensò sorridendo al maestro d’armi di un film di successo, tale era il tono delle parole, la sicurezza del nuovo ospite del convento, improvviso fu un gesto del monaco per far accomodare gli ospiti alla tavola pronta per la cena.
- Questo in mia presenza fu il loro primo incontro, a tavola si guardavano con interesse, come i giocatori di scacchi, per studiarsi e se pur il Padre sapesse non lo lasciava a vedere, ma quale era lo scopo di tale avvicinamento al Figlio?
- La cena fu consumata nel giro di una mezz’ora, poche furono le parole a tavola, ma quando Gabriele si alzò per iniziare a sparecchiare ed a rassettare la stanza, Maurizio non si lasciò sfuggire l’occasione per inserirsi nell’organico, iniziando col chiedere dove potesse appoggiare i bicchieri da lavare e continuò fin che tutto non fosse in ordine.
- Come di consueto finito il tutto, Gabriele uscì dalla stanza per fumarsi una sigaretta, iniziava a fare buio e quella sera era stupenda, le stelle iniziavano a risplendere nel cielo blu intenso e all’orizzonte uno spicchio di luna gli fece tornare alla mente una vecchia canzone di un cantautore: “ fredda come una lama qualunque e grande come la nostra fortuna” ma non fece a tempo a rammentarla bene che una voce da dietro le spalle lo avvicinò chiedendo- quali sono le domande che ti poni di fronte a questo spettacolo? - voltatosi Gabriele vide un viso illuminato dalla brace di una sigaretta, era Maurizio che faceva una lunga e profonda aspirata di sigaretta, sollevò lo sguardo al cielo e chiese- domande ? - Maurizio iniziò ad annuire insistentemente con la testa rispondendo- la conoscenza di una persona si deduce dalle domande che si pone e dalle risposte che trova - iniziò a sorridere di cuore Gabriele come se si sentisse preso in giro e sedendosi su di un gradino disse- non credo sia una grande cosa la conoscenza, vede ho sempre apprezzato di più la sapienza e quella mi creda, oltre ad essere un dono raro è anche talmente difficile riconoscerla, che penso che chiunque sia onesto non ammetterebbe mai di averla, se pur l’avesse - ma Maurizio insistette
- allora cosa cerca lei in un posto come questo , guardi i monaci, sembrano possedere la sapienza unita ad antiche conoscenze che conducono alla via dell’illuminazione - nel frattempo Gabriele finì la sua sigaretta e spenta la cicca la ripose in una scatoletta che fungeva da posacenere invitando Maurizio a fare altrettanto, si passo la mano tra i capelli e disse:- oh certo quella è conoscenza, ma non sapienza , vede non nego che la loro antica conoscenza per le vie che conducono all’illuminazione possa essere una certezza per loro, ma la sapienza in un essere non percorrerebbe tutta la via che porta a ciò, la sapienza conosce il punto d’arrivo di tutto, vede, possedere la sapienza è come se si diventasse totalmente menefreghisti, perché l’obbiettivo finale è solo nelle mani di DIO, lo conosce soltanto LUI e chi ne ha è solo uno strumento, EGLI non ti pone neanche l’ansia di sapere cosa si faccia per arrivare all’obbiettivo e pur rimanendo oscuro e nascosto allo sguardo dell’individuo, l’obbiettivo che è la volontà di DIO, viene raggiunto, anche se l’essere umano verificando l’evento potrebbe considerarlo un fallimento.-
- Dopo un attimo di silenzio Maurizio riprese a dire:- sentirti parlare di sapienza, per me che ne sono all’oscuro, è impressionante, metti quasi a disaggio, sembrerebbe che tu ne sappia molto - Gabriele, che nel frattempo si accese un’altra sigaretta, scosse insistentemente la testa e voltatosi verso Maurizio disse:- no! proprio no, certo è un mio desiderio sapere, ma il buon DIO non me lo permette, evidentemente preferisce tenermi nell’ignoranza, mi creda anche questo può provocare dolore nell’essere umano - Maurizio insistette - non mi dica che è questo che l’ha portata a rifugiarsi in questo luogo : la sofferenza dell’ignoranza? - - No ! Sarebbe lungo spiegare il motivo della mia permanenza in questo luogo, poi se devo essere sincero un motivo vero e proprio non esiste, è più una scelta di vita, vede erano diventate veramente poche le cose che mi accontentavano nella mia vita abituale, così un giorno provai questa esperienza , ma più per raccogliere le mie idee e disintossicarmi dalla frenesia e dall’arrivismo di cui oggi la nostra società non può più fare a meno, ma adesso mi scusi dovrei andare a dormire, perché io il sabato e la domenica che sono i giorni con più pellegrini, preferisco andare fuori da qui, e visto che devo farmi a piedi una decina di km. al mattino presto, vorrei andare a riposare - - e dov’è che và a passare il sabato e la domenica ? - chiese interessato Maurizio e Gabriele rispose- in giro, faccio il turista, in questo posto lo faccio per lo spirito, mentre il sabato e la domenica lo faccio per gli occhi, arrivo al primo paese, poi prendo una macchina a noleggio e così torno qui il lunedì e quando sarò stanco e del monastero e dei posti che mi circondano, tornerò alla mia vita di sempre, se vuole può unirsi a me per questo fine settimana - Maurizio , fu molto felice della richiesta, quasi lo sperava e senza tante parole- accetto volentieri , per che ora è la sveglia ?- - alle sei, si porti qualcosa che possa esserle utile e delle scarpe comode, perché fino al paese dobbiamo andare a piedi e sono circa dieci km., buona notte - tutti e due si avviarono a dormire e Gabriele iniziò a domandarsi come mai avesse invitato Maurizio e se quello non fosse stato uno sbaglio, visto che lui aveva fatto della solitudine una scelta che non gli stava più tanto stretta .

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