Agnostico appare il mondo sportivo, alla malcapitata situazione del Tibet e forse a ragione, schierarsi a favore di un eventuale boicottaggio, significherebbe destabilizzare il proprio lavoro e le proprie fatiche.
Dietro l’atleta, c’è un mondo fatto di fatica, rinunce, sacrifici e anche di sponsor, e sanno perfettamente, che l’occasione può non tornare, quella di esibirsi ad una olimpiade.
Però se si analizza con cura, può apparire non consapevole della potenzialità che in un mondo fatto di immagine, può esprimere.
L’olimpiade, non è una semplice gara sportiva, ma è “lo Sport” con la S maiuscola, è l’occasione in cui si incontrano tutte le culture, le razze, le religioni, gli ideali e le ideologie, un mese di concentrato del mondo.
In nessuna altra occasione, accade questo, lo spettatore, tifa sì per i propri colori, ma esulta alla prestazione sensazionale che può esprimere chiunque degli atleti in gara.
All’inaugurazione, sfilano bandiere di tutte le nazioni partecipanti e si applaudono le rappresentative sportive, potremmo applaudire una rappresentativa con la bandiera del Tibet? E mi domando avremmo potuto farlo? Sono molti gli atleti che non gareggiano con i colori della nazione di nascita e per motivi diversi, ma mai nessun atleta, ha scelto colori per esprimere sentimento di libertà e potrebbero farlo, con colori di associazioni umanitarie, religiose o altro.
Veramente l’atleta è partecipe delle sofferenze? Solidale con chi soffre? Li vediamo in TV, belli, pronti alle interviste per raccontarsi, per pubblicizzarsi, ma mai presi a testimoniare se non prodotti o programmi televisivi.
Pasqua, ha proposto l’immagine di un mussulmano convertito al cristianesimo, con il nome di Cristiano, quella scelta coraggiosa, è possibile che non muova le coscienze altrui? Un uomo che è in pericolo, rischia in prima persona per testimoniare i suoi pensieri con i fatti.
Fatti che dovrebbero essere da esempio, stimolare le coscienze ad essere partecipi, non dico rischiando, ma se non altro testimoniare che il mondo chiede rispetto per l’umanità.
GRONCHI ROSA: !
Dietro l’atleta, c’è un mondo fatto di fatica, rinunce, sacrifici e anche di sponsor, e sanno perfettamente, che l’occasione può non tornare, quella di esibirsi ad una olimpiade.
Però se si analizza con cura, può apparire non consapevole della potenzialità che in un mondo fatto di immagine, può esprimere.
L’olimpiade, non è una semplice gara sportiva, ma è “lo Sport” con la S maiuscola, è l’occasione in cui si incontrano tutte le culture, le razze, le religioni, gli ideali e le ideologie, un mese di concentrato del mondo.
In nessuna altra occasione, accade questo, lo spettatore, tifa sì per i propri colori, ma esulta alla prestazione sensazionale che può esprimere chiunque degli atleti in gara.
All’inaugurazione, sfilano bandiere di tutte le nazioni partecipanti e si applaudono le rappresentative sportive, potremmo applaudire una rappresentativa con la bandiera del Tibet? E mi domando avremmo potuto farlo? Sono molti gli atleti che non gareggiano con i colori della nazione di nascita e per motivi diversi, ma mai nessun atleta, ha scelto colori per esprimere sentimento di libertà e potrebbero farlo, con colori di associazioni umanitarie, religiose o altro.
Veramente l’atleta è partecipe delle sofferenze? Solidale con chi soffre? Li vediamo in TV, belli, pronti alle interviste per raccontarsi, per pubblicizzarsi, ma mai presi a testimoniare se non prodotti o programmi televisivi.
Pasqua, ha proposto l’immagine di un mussulmano convertito al cristianesimo, con il nome di Cristiano, quella scelta coraggiosa, è possibile che non muova le coscienze altrui? Un uomo che è in pericolo, rischia in prima persona per testimoniare i suoi pensieri con i fatti.
Fatti che dovrebbero essere da esempio, stimolare le coscienze ad essere partecipi, non dico rischiando, ma se non altro testimoniare che il mondo chiede rispetto per l’umanità.
GRONCHI ROSA: !
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