La simpatia, dicono che sia reciproca, come l’antipatia, quindi noi tre stando alla tesi, dovremmo essere di un’antipatia elevata al cubo.
Questo perché? Perché il novanta % delle persone che vediamo in televisione e più normalmente in strada, ci è in antipatia.
Siamo dei veri: stro… di questo e ne siamo consapevoli.
Però, la consapevolezza di ciò che si è, porta ad analizzare gli altri con più obbiettività, sarà forse perché non ci piace come sono diventate le persone, superficiali e con poca saggezza, sarà perché non ci piacciono le mode del momento che tutti assimilano, sarà perché anche nella solidarietà, vediamo che l’apparire buoni è solo apparire e non esserlo realmente, la società così com’è non ci piace.
Anche il volere apparire da parte dei politici, apprensivi alle esigenze dei meno fortunati, porta noi tre a vedere solo parole per mostrarsi, perché poi nella realtà dei fatti, poco accade.
Se fosse solo una nostra impressione, non nascerebbero partiti per i pensionati, per i portatori di handicap e altri che si battono come i consumatori, per una improbabile giustizia sociale.
Non che gli industriali, i ricchi e tutti i più fortunati non abbiano i loro partiti, anzi, ma proprio loro sono quelli che più appaiono solidari con i meno fortunati.
Proprio la parola solidarietà, è quella che più ci è andata in antipatia e perché? Perché se ne fa un uso improprio, nella bocca di tutti coloro che vogliono apparire “buoni” nei confronti dei più deboli.
Nella nostra vita, abbiamo anche noi tre avuto momenti drammatici e mai, anzi abbiamo sempre diffidato della solidarietà sbandierata, quella che porta colui che la riceve ad essere riconoscente, magari solo di un diritto ricevuto, spacciato per aiuto.
Siamo diffidenti, di chi sbandiera la solidarietà, approfittando dei drammi di altri.
Qualcuno, anni fa propose anche una tassa di solidarietà e ciò ci disgustò, perché l’essere meno fortunati, non deve assolutamente significare dover avere un debito nei confronti di chi o per sfacciata fortuna, oppure per abilità nel districarsi nelle istituzioni e quindi non meritando la fortuna, occupa posti di ceto superiore.
Non crediamo di avere rancori o invidie nei confronti dei più fortunati, forse può apparire questo, ma veramente anche nelle trasmissioni televisive è diventata quasi oltraggiosa la solidarietà, almeno per come la promuovono.
Essere operatori e portatori di solidarietà, è tutta altra cosa, lo si fa senza retribuzione a volte, ma soprattutto senza cercare riconoscimenti o premi da esibire, per dire a sé stessi: io sono buono, me lo hanno detto e l’ho fatto vedere.
GRONCHI ROSA: !
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