C’è una canzone, che è rimasta nella mia mente e quando l’ascolto, mi porta a rivivere situazioni accadutemi di sofferenza, per la mente, i sentimenti e la perdita di amicizie se erano tali.
È una vecchia canzone di Francesco De Gregari, non ricordo bene se il titolo fosse: “povero me” comunque recitava: “povero me, povero me, povero me, mi guardo intorno e sono tutti migliori di me!” uscì, quella canzone, proprio quando in parte pensavo ciò, guardandomi allo specchio e vedendomi isolato e rimasto con pochissimi amici, gli altri quelli “migliori” avevano voltato le spalle.
Si unirono altri accadimenti alla perdita delle amicizie, che portarono me a dover ridisegnare i miei tempi, le abitudini e fare altre scelte.
In quei tempi, fu molto doloroso, ma con il passar del tempo e con nuove scelte, ho imparato da prima a sopravvivere alla solitudine, mentre poi a costruire una nuova dimensione del mio io, che relazionandosi diversamente agli altri, sviluppò delle strane teorie e dei disegni nuovi della vita.
Anche altri ingredienti, dovetti unire affinché nella mia mente raggiungessi “i migliori” almeno nella mia mente, ma ci riuscii, riuscii a sentirmi alla pari, a riportare il mio intelletto a guardarmi senza vedermi povero, perché gli altri erano migliori.
Però, mancava ancora un elemento: il confronto nelle discussioni con altri, il poter esternare pensieri e metterli in discussione, cosa che prima accadeva, ma era sistematicamente contestato (i pensieri miei) e isolato, questo perché tutti i “migliori” che frequentavo allora, erano (come dicheno a Roma) più studiati di me, però e questa è un’analisi di oggi, anche vittime e schiavi delle teorie e dei pensieri dei pensatori che citavano per sentirsi studiati.
Esiste, un razzismo intellettuale, che porta magari i più introversi e timidi all’isolamento, questo fu un po’ quello che accadeva allora, mentre oggi vedo quelle indifferenze a pensieri genuini, come una forma di schiavitù e di poca capacità ad elaborare pensieri propri, io allora, per difendermi e portare avanti i miei pensieri, solo parlati e mai scritti, dicevo spesso che soffrivano (gli studiati) di poca elasticità mentale e forse avevo ragione.
La strada, è stata lunga per arrivare all’agosto 2007 a quando iniziai insieme a Crystal Ship e Zerodieci questo blog e ricordo che accadde tutto per caso, navigando, leggemmo che Google offriva tramite Blogspot.com, la possibilità di pubblicare pensieri, idee e sentimenti, ci volle l’aiuto di un nostro amico, perché siamo piuttosto imbranati, ma iniziammo a dare vita e vigore alle nostre tesi, fino ad allora umiliate dagli “studiati” forse sono elementari e semplici, teorie che nei libri non troverebbero spazio, ma riflettono noi tre! La nostra semplicità, perché crediamo che le cose complesse e difficili, portino all’incomprensione e all’isolamento.
Oggi, dopo otto mesi che pubblichiamo post, non sappiamo quanti li abbiano letti e se le nostre semplici impressioni possano essere considerate costruttive, possiamo usare l’immaginazione, che ci porta ad andare avanti senza sapere, senza certezze, solo con i riscontri dedicati all’immaginazione e alla fantasia, forse da chi ha dovuto usare la fantasia prima e meglio di noi per difendersi dai: “studiati”.
GRONCHI ROSA: !
È una vecchia canzone di Francesco De Gregari, non ricordo bene se il titolo fosse: “povero me” comunque recitava: “povero me, povero me, povero me, mi guardo intorno e sono tutti migliori di me!” uscì, quella canzone, proprio quando in parte pensavo ciò, guardandomi allo specchio e vedendomi isolato e rimasto con pochissimi amici, gli altri quelli “migliori” avevano voltato le spalle.
Si unirono altri accadimenti alla perdita delle amicizie, che portarono me a dover ridisegnare i miei tempi, le abitudini e fare altre scelte.
In quei tempi, fu molto doloroso, ma con il passar del tempo e con nuove scelte, ho imparato da prima a sopravvivere alla solitudine, mentre poi a costruire una nuova dimensione del mio io, che relazionandosi diversamente agli altri, sviluppò delle strane teorie e dei disegni nuovi della vita.
Anche altri ingredienti, dovetti unire affinché nella mia mente raggiungessi “i migliori” almeno nella mia mente, ma ci riuscii, riuscii a sentirmi alla pari, a riportare il mio intelletto a guardarmi senza vedermi povero, perché gli altri erano migliori.
Però, mancava ancora un elemento: il confronto nelle discussioni con altri, il poter esternare pensieri e metterli in discussione, cosa che prima accadeva, ma era sistematicamente contestato (i pensieri miei) e isolato, questo perché tutti i “migliori” che frequentavo allora, erano (come dicheno a Roma) più studiati di me, però e questa è un’analisi di oggi, anche vittime e schiavi delle teorie e dei pensieri dei pensatori che citavano per sentirsi studiati.
Esiste, un razzismo intellettuale, che porta magari i più introversi e timidi all’isolamento, questo fu un po’ quello che accadeva allora, mentre oggi vedo quelle indifferenze a pensieri genuini, come una forma di schiavitù e di poca capacità ad elaborare pensieri propri, io allora, per difendermi e portare avanti i miei pensieri, solo parlati e mai scritti, dicevo spesso che soffrivano (gli studiati) di poca elasticità mentale e forse avevo ragione.
La strada, è stata lunga per arrivare all’agosto 2007 a quando iniziai insieme a Crystal Ship e Zerodieci questo blog e ricordo che accadde tutto per caso, navigando, leggemmo che Google offriva tramite Blogspot.com, la possibilità di pubblicare pensieri, idee e sentimenti, ci volle l’aiuto di un nostro amico, perché siamo piuttosto imbranati, ma iniziammo a dare vita e vigore alle nostre tesi, fino ad allora umiliate dagli “studiati” forse sono elementari e semplici, teorie che nei libri non troverebbero spazio, ma riflettono noi tre! La nostra semplicità, perché crediamo che le cose complesse e difficili, portino all’incomprensione e all’isolamento.
Oggi, dopo otto mesi che pubblichiamo post, non sappiamo quanti li abbiano letti e se le nostre semplici impressioni possano essere considerate costruttive, possiamo usare l’immaginazione, che ci porta ad andare avanti senza sapere, senza certezze, solo con i riscontri dedicati all’immaginazione e alla fantasia, forse da chi ha dovuto usare la fantasia prima e meglio di noi per difendersi dai: “studiati”.
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