giovedì 6 settembre 2007

ho, o, ò?

I nodi, al pettine
Negli ultimi giorni, tutti hanno scoperto, la nostra ignoranza, i giornali riportano la difficoltà degli italiani con sintassi (parte della grammatica che contiene le regole di combinazione degli elementi lessicali e significativi e quindi della formazione delle frasi) e difficoltà nella matematica, da parte (io credo di noi tutti) degli studenti italiani.
Nell’ambito dell’istruzione, viene proposta una riforma l’anno, quindi penso che sia veramente difficile rimanere al passo.
Da come annunciano, l’informatica e l’inglese, non avranno più la priorità nell’insegnamento, ma sarà prioritaria la ricerca delle nostre origini, anche geograficamente.
Noi tre, speriamo di non far fare brutta figura, agli insegnanti che negli anni passati, ci hanno sopportato e supportato, ciò ci dispiacerebbe, perché con alcuni insegnanti, siamo ancora in contatto e possiamo dire che ci lega anche un rapporto di amicizia, oltre che di stima.
Sono sicuro che l’ortografia lasci un po’ a desiderare, confondiamo il si con il sì oppure il se con il sé (piccoli esempi, siamo sicuri che ad occhi esperti mostriamo molte lacune) ma tempo fa, credo alla trasmissione: uno mattina, una piccola rubrica nella trasmissione che tratta la lingua italiana, (che purtroppo và in onda in orari con poco ascolto) un esperto, portava l’esempio dell’ho, secondo l’esperto, in un futuro non molto distante, si potrà scrivere: ò.
Quindi quella che alle elementari viene chiamata la: muta, avrà sempre meno importanza nella nostra lingua, mentre per quanto riguarda l’accento ne troverà di più, allora potremmo dire: ò detto sì al sé! E non, se, ho detto si.

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