Ricordo, nel film: “radio freccia” una scena e una battuta che diceva: “tu sta dentro che qua fuori è un brutto mondo” o cosa simile.
Verificare che il mondo è brutto è come un fulmine a ciel sereno, ti appare nelle sue espressioni più brutte, all’improvviso, quando meno te lo aspetti.
Verifichi il male nelle sue espressioni che non sono solo guerre, razzismo e violenza reali, ma nel suo infimo, strisciante e non visibile, mascherato da sorrisi e belle facce, da amicizie e falsi inchini di ammirazione.
Trovare dei “Bruto” così come lo è stato per Giulio Cesare è sempre più facile e purtroppo quando si entra in uno stato di coscienza dettato dall’altissimo, ci si accorge con intuito che spesso spaventa, che tutti nel loro inconscio, sono delle vere e proprie pedine del bene o del male.
Questo può spaventare, come successe a noi tre, ma se lo si prende giocando con l’umore leggero e disinvolto, si può dominare anche ciò che appare violento nei nostri confronti e che spesso ci annienta.
Gesù, dice ai suoi apostoli, che se interrogati non devono preoccuparsi neanche delle risposte, perché verranno dettate loro all’istante.
Questo fa capire che ci si deve abbandonare all’altissimo, non si può ne controllare ne indirizzare, perché spesso facendo ciò, si commettono sbagli che portano al dolore interiore, oltre che al fallimento dell’azione del momento.
La consapevolezza, che si acquista nel credere ciò, porta inevitabilmente al benessere della mente e dello spirito e la gioia che ne deriva è imparagonabile.
Pubblichiamo questo post un po’ sconclusionato, perché sempre come dice Ligabue in una canzone: “non so chi, ma qualcuno si sentirà così” con l’ego che barella, che porta ragione e azione a dividersi, ad essere incomprensibili l’uno dall’altro, a far stare male e con la paura.
Paura di cosa, a noi tre ci perseguitava, la paura di sbagliare, di non essere all’altezza delle situazioni, già parlammo della depressione in un nostro post, ma l’abbandonarsi ci ha prodotto azione, apparentemente ci lasciavamo andare, ma effettivamente, guidavamo il nostro io, fino a diventarne artefici.
Paura di essere qualcosa di diverso dai modelli prodotti, deve arrivare ad essere gioiosi, del fatto e qui c’è un po’ di razzismo, che essere scelti, anche per essere insignificanti nel mondo, porta alla: “VITA” quella che speriamo e di cui tutti parlano senza sapere.
Trovarsi a camminare in una strada cosparsa di calici di cristallo e camminando non farne cadere nessuno perché fragili, era la visione che ci tormentava, dovevamo agire non disperdendo nulla di ciò che già esisteva ed era fedele al Supremo, noi dovevamo semplicemente unirci e mostrare che la SUA sapienza ci aveva raggiunti.
La “nave di cristallo”, doveva sapere che chiedevamo imbarco e ci illudiamo che ce lo abbiano concesso, l’illusione è una guida illuminata da DIO.
Gronchi Rosa: !
lunedì 7 aprile 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento