giovedì 24 gennaio 2008

lettera aperta al "GIGANTE" buono

Quando eravamo bambini, a Carosello, andava in onda una pubblicità di non ricordo quale prodotto e quando un bambino diceva la frase: “gigante: pensaci tu” , il gigante risolveva tutti i piccoli problemi del paesino, affinché la vita scorresse serenamente.
È con questo spirito, che ci domandiamo: “ma il presidente della repubblica Napolitano, fino a che punto può battere i pugni sul tavolo al cospetto dei suoi interlocutori politici? Fino a che punto, costituzionalmente può imporsi? Fino a che punto può prendersi le redini della diligenza attaccata dagli indiani e con il conducente gravemente ferito?”
Ieri, ironicamente e con spirito di sarcasmo, nella poesia: “ninna nanna”, abbiamo espresso il nostro pensiero dell’attualità politica, che sempre ieri ha espresso confusione: voto subito o no? Governo tecnico o no? Nessuno si domanda cosa può permettersi ancora la NAZIONE! Nessuno si domanda se ci stiamo avvicinando al punto della rottura e del non ritorno, il popolo è giusto che rimanga dormiente, perché scene come quelle campane non vorremmo vederle nelle strade di altre città e per altri motivi, ma noi tre ci auguriamo che se si ricorrerà al voto, il popolo esprima il suo diritto di non voto! Perché sarebbe l’occasione per delegittimare il paradossale sistema politico italiano, che ormai da una ventina di anni produce solo confusione per non dire immondizia.
L’Italia che ha da sempre prodotto cervelli in tutti i campi, non è riuscita produrre il cervello del buon padre di famiglia, ovvero l’amministratore dei suoi preziosi beni.
Rare sono state le persone che hanno vegliato sul sonno sereno degli italiani, la quiete è stata scambiata con indifferenza che permetteva un uso della politica piuttosto opportunista.
È quindi al presidente della repubblica Napolitano che inviamo l’imprecazione: “Gigante: pensaci tu” metta sul tavolo tutti i suoi poteri istituzionali, nei confronti di chi i poteri li mette sul banco tutti i giorni verso il popolo.

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