domenica 18 gennaio 2009

Bulli e Pupe

E già, mi rivolgo proprio a voi bulli, che spaventate un po’ tutti, anche me e mi rivolgo a voi, perché dovete sapere, che io cerco di non gettare niente, forse perché ho una madre Genovese e si sa, i genovesi sono tirchi, avrò preso da lei.
Devo chiedervi un favore, che è grande è, non pensiate che voglia approfittarmi.
Io ho due grandi tesori, su questa terra, il primo, sono le anime delle donne mie amanti, il secondo la patria.
Io vorrei affidarvi la cura dei miei tesori, come? Beh, l’ho già detto, ci vogliono le palle per andare volontari a servire la patria, nell’esercito, in marina, nei carabinieri e in altre armi.
Siete portati alla violenza, allora indirizzate il tutto per poter servire me servendo la patria, poter dire signor sì sì signore! Il sì signore, è qualcosa di più del graduato di turno.
La patria è un mio bene, ho bisogno di gente con le palle che me la salvaguardi.
Non avete fegato? Allora potete rimediare, le anime nelle donne mie amanti, sono di mia proprietà e ci tengo.
Rispettatele a scuola, offrite loro un fiore, basta uno, tutelatele dalla solitudine e per farvi capire come mi comporto io, vi racconto due episodi, il primo accaduto quando anche io ero un quindicenne o poco meno.
Allora, i compleanni, si festeggiavano con festicciole in casa, non in discoteca.
In una di quelle feste, mi trovai a fare la mia prima esperienza di corteggiatore.
Scelsi la più brutta, cicciona e anche estromessa dalla comitiva delle sue amiche.
Passai tutta la serata a farle la corte, ballammo, ci confidammo e poi la riaccompagnai a casa a festa finita il seguito non ve lo racconto, ma degli sguardi dei miei amici, me ne fregai.
L’altro episodio è più recente, ero già divorziato ed andavo spesso a trovare un amico a Racconigi, in Piemonte, li conobbi una donna separata con una figlia, una bella donna, ma io già non potevo commettere adulterio.
Ci volle un po’ per scioglierla, perché lei era piuttosto arrabbiata con la vita, per come le era andata, ma facemmo amicizia, ci frequentammo, lei mi fece conoscere il territorio Ligure, visto che era di Savona e passammo delle belle giornate in Liguria.
Io la invitai a visitare Roma e scese per qualche giorno, sempre insieme alla figlia, le feci visitare Roma e poi tornò a casa.
Continuavamo ad incontrarci a Racconigi, girammo il Piemonte, questo andò avanti per qualche anno e sempre in contatto per telefono.
Poi un giorno si fidanzò e di li a poco si sposò e rimase incinta, e noi restavamo sempre in contatto per telefono.
Mancava poco al parto che mi disse, che il marito era geloso della nostra amicizia, che lei mi chiamava dal posto di lavoro, perché il marito pensava che tra me e lei c’era qualcosa o c’era stato.
Io feci il cafone, non la cercai più, non le feci neanche gli auguri per la nascita del bambino e l’amicizia finì, perché per nulla al mondo avrei messo lei in conflitto con il marito, il territorio degli altri, non si tocca.
Organizzate un tè in casa vostra, ed invitate le vostre compagne di scuola, quelle isolate, che nessuno se le fila, servite loro un tè, servire è un’arte, al banco del bar, con la barista, si scambiano emozioni quando si è serviti con maestria.
Scegliete un biscottino da tè che possa rappresentarvi e poi fate salotto, confidandovi e la cosa più importante tenere il segreto, non sputtanare! Cercate le vostre arti nascoste e confidatevele, chi è amante della poesia, chi dei fumetti, chi dei sogni, ma teneteli per voi.
Saper tenere un segreto di un amica è talento!
Questo significa avere le palle!
Gronchi Rosa, Crystal Ship e Zerodieci: !

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